Ero un’acerba studentessa appena laureata in Beni Culturali quando ho visitato Atene in due giorni.
Ringalluzzita dall’aver superato (egregiamente, permettimi di dirlo) l’esame in storia dell’arte greca i miei occhi erano disperatamente bramosi di vedere l’Acropoli, dal vivo. Di ammirare la versione 3D delle immagini stampate sul mio manuale; di capire – perché no – come ci si sente a mettere piede in questa città.
Insomma visitare Atene in due giorni mi è sembrato un sensato compromesso prima di prendere l’aereo e fiondarmi sull’isola di Santorini che, a quei (bei) tempi, ancora non si era montata la testa.
Quanti giorni ci vogliono per visitare Atene?
Suvvia praticamente te l’ho già spoilerato nel titolo. Io ti suggerisco di visitare Atene in due giorni, proprio così.
In due giorni non ti annoi e hai tempo di vedere le cose principali della capitale greca. Ne può venir fuori un weekend davvero piacevole in famiglia con i bimbi, con gli amici, con la tua metà.
Qual è il periodo migliore per andare ad Atene?
Parto col dirti una cosa – che si è rivelata essere – un tantino malsana. Io sono stata ad Atene a cavallo tra luglio e agosto, quando il sole arrostisce la pelle, gli incendi scoppiano come fuochi d’artificio a Capodanno, e il caldo è disgustosamente…caldo.
C’è un pro in questa folle decisione ovvero che Atene è stata il primo pitstop di una vacanza bellissima che è proseguita a Santorini.
Quello che ti voglio dire è: non sei così fuori di testa se visiti Atene in estate e poi prosegui per una deliziosa isoletta della Grecia…anzi potrebbe risultare una vacanza davvero power.
Se invece mi chiedi qual è il periodo migliore per visitare SOLO Atene in due giorni beh, qualsiasi periodo dell’anno tranne che l’estate!
Riassunto dell’itinerario di Atene in 2 giorni
🚗Ti consiglio di noleggiare l’auto su questo sito se Atene sarà solo una tappa di un variegato viaggio nella bellezza ellenica.
Giorno 1: dall’Acropoli a Monastiraki
Il primo giorno inizia con una coda infinita sotto un sole decisamente sfrontato. È mattina presto ma la fila per entrare all’Acropoli sembra già possedere vita propria, così, paziente e un tantino emozionata, prendo il mio posto e attendo di fare i biglietti.
Il mio consiglio, qualora non fosse chiaro, è: compra i biglietti online, da casa.
La mia pelle biancastra sopporta ancor meno di me il sole così, mentre aspetto, marito mi fa uno dei regali più apprezzati di sempre: un bel cappello largo anti-rosolatura. Per tutta la visita non l’ho mollato nemmeno per un secondo. Anche all’interno del sito archeologico i posti ombreggiati sono pochissimi – se non del tutto inesistenti – perciò una scorta di acqua fresca, indossa un cappellino e metti la crema solare. Saranno tre alleati indispensabili per la buona riuscita di questa escursione. Insieme a un paio di scarpe comode comode.
Inizia la mia salita verso il Partenone, il grandioso tempio che più di ogni altro è simbolo indiscusso di Atene (e della Grecia). Sensazionale. E in ristrutturazione. Un classico. Fotografarlo solitario è impossibile, assalito e circondato da turisti com’è. Ma la sua imponenza non ha pari.
Nonostante questo, ti dirò che il monumento che ho personalmente preferito è l’Eretteo, così intimo ed eleganti con le magnifiche statue delle Cariatidi.
Attraverso i Propilei, osservo il Tempio di Atena Nike, mi stupisco davanti al Teatro di Erode e allungo lo sguardo sull’orizzonte della città che è incredibilmente più voluminoso di quanto mi sarei aspettata.

Trascino marito (ai tempi ancora fidanzato, era la nostra prima vacanza insieme eheh) al Museo dell’Acropoli uno scrigno di radiose bellezze attiche, tutte provenienti dall’Acropoli. E una parentesi fresca e asciutta in questa giornata bollente. Una visita piacevolissima.
Munita di un cremoso yogurt greco (ne ho mangiati un numero ridicolmente improbabile ad Atene in due giorni) arrivo all’Arco di Adriano, che in passato faceva parte del muro che separava la vecchia e la nuova città di Atene. (Ringrazio il mio professore di archeologia greca per questa nozione che di certo troverai interessantissima).

Adocchio quel poco che rimane del Tempio di Zeus Olimpo per poi arrivare al quartiere Plaka, il più antico della città. Una zona attraente anche se disgustosamente turistica. Strette stradine ed edifici neoclassici adornati di bouganville. Profumo di Grecia. Spulcio con gli occhi moltissime bancarelle di ripetitivi souvenir e guardo ingorda le taverne che si susseguono fitte fitte una dopo l’altra.
Una luuuunga doccia è quello che mi serve prima di andare a Monastiraki al calar del sole, un quartiere con una prospettiva sull’Acropoli da urlo.
Faccio un giretto e finisco a cena in una taverna che il mio sesto senso ha deciso essere la più tradizionale tra tutte quelle che ho incontrato. La cucina greca non mi delude, mai. Brindo trangugiando un bicchierino di biancastro ouzo insieme a marito. (No, non fa proprio per me, ma oggi è il mio compleanno. Era dovuto).

Giorno 2: da Piazza Syntagma al Museo Nazionale
È successo per caso. Ammetto, con un certo imbarazzo, di non averne mai sentito parlare (prima di imbattermi di persona) della cerimonia del cambio della guardia ad Atene. Ne sono rimasta completamente elettrizzata.
Proprio davanti al Parlamento greco, difronte a Piazza Syntagma, avviene questo meraviglioso spettacolo. Ogni ora, tutti i giorni. Quello che mi ha lasciato di stucco – oltre all’estremo scrupolo con il quale sono eseguiti i movimenti – sono i dettagli delle uniformi. Vero orgoglio nazionale (vedere per credere).

Mi fiondo al giardino nazionale per una pausetta nel verde. È un posto piacevole, curato, rigenerante.
E questo sarebbe rimasto il ricordo impresso nella mia mente se non fosse stato per marito, che baldanzoso mi ha proposto “che dici? Mangiamo qualcosa qui?”. Così, titubante, prendo posto insieme a lui in un baretto che sembra non vedere un cliente dal 1839 (ovvero la data di creazione del giardino). Beh, che dire. Il pasto più deliziosamente disgustoso che ho mangiato ad Atene in due giorni; anche se oserei dire in tutta la Grecia.
Cambio aria e vado a vedere lo stadio Panathinaiko, o Kallimarmaro. Un nome anonimo, ma in realtà questo stadio ha ospitato la prima olimpiade del 1896! Da brividi. Sempre per mettere a frutto i miei studi ti dico anche che è l’unico stadio al mondo ad essere stato costruito con marmo bianco pentelico. Chiusa parentesi.

Nel mio viaggetto ad Atene in due giorni non potevo tralasciare il Museo Archeologico Nazionale. Custode di tesori inestimabili dell’archeologia greca. Tanto per dirtene uno la Maschera di Agamennone. (Se non ti si accende nessuna lampadina Google saprà aiutarti). Decisamente soddisfatta.
Torno in hotel in tempo per prendere le valige e andare in aeroporto. Santorini mi aspetta e io aspetto lei.

Il ricordo che mi porto dietro del viaggio ad Atene in due giorni è quello di una città ospitale, accogliente ma tremendamente segnata dalla crisi economica. D’altronde era il 2016. Era un alternarsi di serrande abbassate e di graffiti sui muri. Perciò sono curiosa di sapere la tua, quando visiterai questa città.
Grazie per essere passati di qui!
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